Vorrei un giorno a rovescio

Vorrei un giorno a rovescio

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Vorrei un giorno a rovescio. Che cominci la sera. Che la notte fosse primo pomeriggio per i fornai, che il pane appena sfornato vedesse il tramonto e non solo l’alba.
Vorrei un giorno dove si cena la mattina e si fa colazione alla sera.
Vorrei un giorno in cui le persone timide dimesse e soggiogate potessero dimostrare quanto valgono più delle persone che oggi sembrano contare o apparire. Persone che imperano comandano gestiscono e soggiogano.
Vorrei un giorno in cui l’ignoranza, l’ncompetenza, la non conoscenza, l’arroganza non avessero la meglio sulle opinioni sui gesti e sulle azioni.
Vorrei un giorno in un mondo dove a dirigere l’orchestra del nostro futuro ci fosse un sistema sano, un’ideologia pulita, decisa e lontana dai piu scafati, i più sfrontatamente dialettici, i più presuntuosi.
Che sia storia quella che viviamo e non presunzione di non vivere o rivivere il già vissuto o il fu passato o sognare di vivere quello che ancora non è nelle corde del nostro imminente futuro.
Vorrei un giorno a rovescio che duri quel tanto che basta a farci capire che qualcosa va cambiato.
Il capo della matassa, poi si trova.

Lo chiamerò Bagolo, atto primo

Lo chiamerò Bagolo, atto primo

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Ho deciso di dargli un nome.  Lo chiamerò Bagolo.
Sì sì Bagolo mi piace e rende.
Non posso che cominciare a riconoscerne la presenza visto che non se ne vuole andare.
Mi sembra di prenderlo, tra le setole della scopa mi pare di assorbirlo.
Mi pare di aspirarlo nel temibile economico similfolletto, silenzioso come stare in una fusoliera sopra i rotori..
Ma mentre passo il mocio piovra i cui tentacoli si sono ormai rattrappiti, eccolo che appare, inumidito grigio e bigio si appallottola e perde la sua leggerezza, la sua propensione a svolazzarmi davanti senza farsi prendere.
L’ho preso, ma ormai ha perso la sua eleganza. E giace sul fondo del secchio privo di vita.
E così è triste. Non mi piace.
Allora preferisco dargli un nome, evitarlo col tentacolo umido. Consentendogli di sopravvivere a questa triste e spiaccicata fine.
E mi ringrazierà ne sono certa, svolazzando in cerca di compagnia di altri bagorelli di polvere come lui. Starà in attesa del prossimo momento in cui attirerà la mia attenzione, magari facendomi starnutire.
Allora sarà di nuovo il momento di decidere le sue sorti.
#ultimoneuroneimpolveratomacontento

 

da La Saga del Bagolo

Ma dove sei?

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Colorful 2 – Storie di sassi

Colorful 2 – Storie di sassi

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I sassi mi sono sempre piaciuti. Da quando ero piccolissima e giocavo con la ghiaia in giardino trasformandola in pesci, polpette, alieni e tutto ciò che mi suggeriva la mia mente piccina, ho sempre amato i sassi. E amo i colori, anche se chi mi conosce sa che mi vesto sempre monocromatica, ma lì è solo per non rischiare di fare abbinamenti assurdi di cui sarei capace e finire in trasmissioni dove ti suggeriscono di mettere dei tailleur “rosa schiapparelli” con decolletè tacco 12 con buona pace del mio alluce valgo. Dicevo… I sassi e i colori e quindi le pietre dure, il tesoro dei pirati, le pietre magiche… le cerco da sempre, le attorciglio con fili metallici per farne pendagli colorati e sberluccicanti. Sono partita timidamente con una perlina tonda di agata blu, poi ho osato sempre un po’ di più e ultimamente sono finita a fare alberi della vita diciamo non troppo discreti usando opali, fluoriti, olivine, una persino in acquamarina! Che poi gli alberi della vita hanno dei simbolismi molto forti, ma mi tengo l’argomento per un’altro post.

Un appunto: la magia delle pietre per me è un gioco, non chiedetemi poteri esoterici, uso per i chakra, influssi sulle nostre vite, non vi saprei rispondere. Quando scelgo una pietra dura da usare o da indossare è perché mi “trasmette” qualcosa nella sua forma, nel suo colore o magari nella sua composizione “chimica”, perché in quel momento mi rappresenta, quindi è magica per me. Magari posso cedere alle tentazione dei simboli a cui sono legate, un po’ come per i fiori ma non al potere soprannaturale di un essere inorganico. Strega sì, pasticciona molto, ma sempre razionale, per qualcuno anche troppo.

Piccole soddisfazioni del neurone solitario

Piccole soddisfazioni del neurone solitario

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Si sa, le emozioni vengono da dentro.
Ma solo qualche volta salgono lentamente dalle anse dell’intestino. Risalgono come i salmoni, controcorrente.
Non con impeto, non sono l’emozione del primo bacio che ti aggroviglia le budella, che ti accalora con vampate ipertermiche ben note in menopausa.
No, no, è diverso, è un teporino che sale ‘tartarugando’, che non ti infiamma ma ti scalda, al punto di darti fiducia, di farti sentire un po’ meno piccola, un po’ meno ridicola, un po’ meno incapace, un po’ più voluta, un po’ più valorizzata, un po’ più compresa.
Anche se lontana da traguardi insperati che mai avrai perché non è nella tua indole, né nel tuo dna, forse così mediocre non sei e qualcuno lo crede più di quanto faccia tu stessa.

Devi ringraziare Mario questo giorno, che non hai cercato, ma che lui ha cercato te. Per farti sentire, oggi e in più occasioni, cosa sei e come sei.

 

Colorful 1 – Storie di lana

Colorful 1 – Storie di lana

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Colorato, sì… il mondo è colorato. Tanti anni fa, ma nemmeno tantissimi, sfogliai un catalogo di una nota azienda tedesca che vende tutto ciò che di più inutile e creativo uno possa immaginare. Mi imbattei nella pagina “lana cardata” e fui immediatamente folgorata dai tanti colori brillanti e vivaci di questa “cosa”. Lì per lì passai oltre, anche perché non sapevo minimamente cosa fosse e come si usasse… Però il catalogo era sempre nella cesta delle riviste e i colori piacevano tanto al mio Lorenzino appena nato che lo sfogliava insieme a me… Guarda oggi, guarda domani, alla fine la pasticciona amante dei colori che c’è in me ha prevalso e ordinai il mio primo kit di lana cardata per infeltrimento ad ago (l’alternativa era quello ad acqua). Pochi giorni e arrivò questo pacco a casa e come una bambina mai cresciuta mi tuffai nei batuffoli di lana colorata e sicuramente pieni di acari senza avere idea di come usarla, ma internet sa dare risposte a tutto, quindi dopo qualche tutorial con sottotitoli in cirillico ho iniziato a creare oggetti di varia natura, scoprendo un materiale fantastico duttile e colorato, anche se mi tocca usare l’antistaminico…

Da lì ho iniziato a studiare i diversi tipi di lana e le innumerevoli tecniche che non finiscono mai di incantarmi. Ho creato vasi, saponi, bracciali, animaletti, copertine di quaderni, collane, bocce, paesaggi…Ho fatto dei laboratori per la scuola dei miei figli. E ho un sogno: un paio di pantofole feltrose tutte per me. Fuffiac, come piace al Lorenzino. Chissà…

Tutto in una foglia. Simmetrie di vita

Tutto in una foglia. Simmetrie di vita

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Nelle opere più grandi della natura é più agevole comprendere la maestosità dei meccanismi e delle strutture che vi stanno dietro.
Non è così scontato nelle cose più semplici.

Ciascuna foglia ha in sé tutto quello che serve per definirne la perfezione.
Una linea centrale che la divide in due parti uguali, quasi speculari.

Quasi a dimostrare un mondo e il suo mondo parallelo. Minime differenze le caratterizzano e stanno a indicare vie e diramazioni differenti. Che una volta intraprese generano degli sviluppi così simili ma anche così diversi.
In una foglia la mia vita. Da un lato. E dall’altro lo specchio delle vie non intraprese.


Stavolta sì che l’ultimo neurone me lo sono giocato.
#tuttoinunafoglia #lultimoneurone

Ci vediamo a San Fereolo

Ci vediamo a San Fereolo

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… anzi, ci siamo visti. Il 27 maggio alla storica sagra di San Fereolo a Tevernerio questa volta partecipavano anche 2 delle streghe pasticce con le loro creazioni e un banchetto colorato. In foto si vede anche la nostra prima apprendista, ma del resto, come si dice dalle nostre parti: “Me le la tapa ven via i tapei”.

Olmo, lo sgargagnulu disperso

Olmo, lo sgargagnulu disperso

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C’era una volta uno sgargagnulu di nome Olmo che era solito infilarsi nella lavatrice, nel cestone della biancheria da lavare o da stirare, o nei cassetti delle calze.
Di sovente faceva anche fugaci apparizioni nelle camere, sotto i letti.
Si sentiva solo lo sgargagnulu Olmo al punto che per tirarsi su di morale fagocitava tubolari di lana o cotone dai colori più svariati, forme e dimensioni. Tubolari comunemente noti come calze.
Olmo sapeva sempre quando agire. Sempre quando le persone della casa tutte rigorosamente disordinate e caotiche ne facevano ricerca. Ricerca della calzetta abbinata.
Innumerevoli paia, 50 sfumature di grigio, ma anche di nero, di beige. Corte lunghe, antistupro, con bordino alto, senza bordino, con buco e senza buco. Insomma tutte piacevano ad Olmo. Ma lui ne fagocitava una sola per tipo. Magari anche due o tre alla volta, ma scientificamente una sola per tipo.

Da noi lo sgargagnulu Olmo regna indisturbato.
Per farlo sentire ancor più a suo agio abbiamo creato il cestino della calzetta spaiata e a breve credo avvieremo pratiche per la costituzione dell’associazione La Calzetta Perduta Onlus con iscrizione on Line.
Ogni anno circa cominciamo a demordere e quando decidiamo che ormai non c’è più speranza di ritrovare la coppia, ripuliamo il cestino della calzetta spaiata, buttando via l’eccesso accumulato e mai ritrovato.. Tristi e affranti.
Ma .
Improvvisamente riappare. Lo sgargagnulu Olmo decide che è ora di far riapparire la calzetta dispersa et
Voilà …. eccola sul fondo del cassetto, eccola dietro la lavatrice, eccola nella cesta del gatto. Insomma eccola.
Ma la sua compagna ahimè non c’è più.
Ecco.
Magari ci arrabbiamo.
Ma noi al nostro sgargagnulu Olmo non rinunciamo.
#cronacadellacalzettaannunciata #febbre #sempreultimoneurone

Non aggiungo parole

Non aggiungo parole

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Un grande abbraccio alla mia amica Mariolina.

L’acca

L’acca

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In un giaciglio minuscolo, oscurato da inferiate sottili ma fitte si riposava l’acca, in attesa di essere chiamata.
Di solito l’acca faceva la sua comparsa in pompa magna, agghindata di tutto punto.
Non viaggiava mai da sola, aspettava che una vocale la interpellasse, a proposito e nelle giuste occasioni.
Quando voleva dimostrare possesso, ma anche quando fungeva da semplice ausiliare in un contesto preciso..avanti un passo alla vocale.
Le piaceva anche tenersi dietro alla vocale per suscitare espressioni di emozione .. di ilarità, di stupore…
Aaaaaah come si sentiva utile la acca. Era soddisfatta di avere un ruolo determinante in questo contaminato mondo della lingua italiana.
Tuttavia, alcune volte si vergognava di esistere. Rammaricata di non accompagnare la vocale quando la situazione lo richiedeva oppure di esserci quando era meglio starsene a casa.

Allora per non farla mai sentire a disagio..usiamola a proposito.. la acca.
#associazioneusodellaccaonlus
#ultimoneurone