La fiera delle fiere

La fiera delle fiere

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Impossibile resistere

Ci sono eventi speciali, irresistibili, che si attendono per mesi. 6 per la precisione. Ogni sei mesi infatti in varie città italiane si organizzano delle fiere per hobbisti, ma soprattutto hobbiste dove si può trovare tutto il materiale e le idee sufficienti per creare tutto ciò che passa per la mente. Dai merletti alle pietre dure, passando per il cake design la nail art, disegno, cucito ecc ecc ecc. Noi (per noi intento l’Ale, la Lela e l’apprendista Lucia) non ne perdiamo una. Personalmente la mia preferita rimane la Creattiva di Bergamo, abbastanza vicina per andarci in giornata e molto molto molto molto ricca.

Ecco, per me questa è stata ribattezzata la “Fiera Inutile”. La prima volta ho avuto la malaugurata idea di portarci la mia dolce e creativa metà, che però fra i bottoni, le stoffe e la minuteria per bigiotteria era molto spaesato. Insomma dopo 4 ore di tortura (sua) e di visibilio (mio) ha sbottato che non aveva mai visto una fiera con una concentrazione di stand con cose tanto inutili come questa, nemmeno uno interessante! Da allora questa e tutte le “sorelle” sono state battezzate così e lui non ci è più venuto. Io invece le trovo fantastiche e irresistibili e piene di materiale utilissimo. Unico neo: quando si esce il portafogli è molto, ma molto più leggero. Ma non fa niente, tanto prima o poi faremo dei mercatini e qualche euro lo recupereremo e se non faremo mercatini ci saremo divertite a creare, martellare, cucire, dipingere… E il nostro spirito sarà più contento.

Ultimo acquisto: la Big Shot Sizzix. Non sapete cos’è??? Malissimo!!!

AAA Amico cercasi

AAA Amico cercasi

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Storie di #ultimineuroni

Questa volta la storia la scrivo io: l’Ale. Non sarà appassionante come quelle della Mario, ma vedrò di impegnarmi al massimo.

C’era una volta un povero neurone solo e abbandonato che vagava senza una meta precisa per borghi e strade impolverate alla ricerca di un compagno d’avventura o un amico magari un po’ triste e solitario come lui. Ma il neurone, si sa, è intelligente per natura e cominciò a fare ricerche. Iniziò dalle biblioteche perché il profumo di libri polverosi ha sempre il suo fascino, ma  a parte gli acari della polvere non trovò nulla che potesse aiutarlo. Passò ai giornali sperando di trovare tra le pagine di gossip qualche storia di neurone abbandonato, ma niente, in queste riviste trovava solo tante notizie di cervelli vuoti… Cercò sul Grande Motore di Ricerca Che Tutto Sa ma il sito delle streghe pasticce non era ancora stato preso in considerazione dai potentissimi algoritmi per cui trovo solo molti articoli sul funzionamento delle cellule del tessuto nervoso che del resto già sapeva. Alla fine decise di modernizzarsi un po’ e passò ai social network e fu così che tra i post di amici degli amici degli amici lo trovò:  l’#ultimoneurone, se ne stava lì: spesso solo, stanco e confuso  proprio come lui. Finalmente!!! Finalmente aveva trovato a sua anima gemella!!! Con un buon passo e carico di sinapsi se ne partì per Tavernello. Il viaggio fu lungo e pieno di peripezie, del resto i neuroni sono bravi a viaggiare di fantasia ma non certo a prendere i treni. Comunque alla fine ce la fece: il 10 luglio 2018 pieno di speranze e palpitazioni suonò al citofono. DLING DLONG.

La storia continua….

Quando la ranocchia Racchia passa per la cruna dell’ago

Quando la ranocchia Racchia passa per la cruna dell’ago

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Parafrasi della creazione della Rana cardata Racchia

So che l’Ale saprà comprendere senza arrabbiarsi questo ironico racconto sulla ranocchia Racchia. Ma è davvero troppo simpatica e carina per non raccontare una storia, la fantomatica storia della sua creazione se l’avesse fatta La Mario con le sue manine, manine si fa per dire.

È complessa da spiegare ma ci provo. La  mia ranocchia altro non è che il risultato della restituzione fisica di un esperimento a cavallo tra il materico e l’esoterico.
Parto con l’avanzo di un giornale appallottolato bene bene, ancor meglio se trattasi di stralcio di un articolo giornalistico mal digerito o di un foglio stampato di un F24 pagato o da pagare.

Vuoi mettere la goduria nel farlo diventare una pallottolina?

Gli aggiungo poi due piccole tette o palle o palline verosimilmente a forma testicolare e comincio a lavorarci intorno con lana cardata e punzecchio e punzecchio con l’aghetto storto.
Proseguo  alla ricerca delle zampette.
Dopo le prime peripezie tra cottonfioc e filamenti di rame, tra spazzadenti e cannucce, ecco che appare all’orizzonte un rimasuglio di scovolino per pipe a rimembrare i bei tempi del calumet della pace o del narghilè della fame chimica.
Prendono forma quattro zampette che rimpolpo con lana cardata e infeltrisco per inciccirle e disperatamente cerco di fissarle alla precedente palla con tette cardata.
Un’impresa titanica. Ancora non ho capito come magicamente gambe dal calibro di un boa con sezione aurea di un elefante possano essere passate per la cruna di un ago.
Ma con un ago stile voodoo passatomi dall’Ale ottengo un fusto informe dalle animalesche sembianze prossime a quelle di un rospo. A testimoniare la specie gli occhi giganti che definitivamente qualificano la siddetta creazione in una ranocchia, al limite del feticcio da porre sotto il materasso dell’odiata suocera.

Non si poteva chiamare che Racchia. Vi evitiamo lo strazio della creazione di Racchio, omonimo di sesso dubbio.


In ogni modo consiglio di seguire le indicazioni dell’Ale, certamente più corrette.

Non aggiungo parole

Non aggiungo parole

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Un grande abbraccio alla mia amica Mariolina.