Coloriamo un sasso

Coloriamo un sasso

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Sassi mandala

Come si colora un sasso?

Occorrente:

  • un sasso levigato
  • colori acrilici
  • pennelli piatti e fini (da miniatura)
  • dotter per unghie
  • finitura lucida

Come si procede:

Dipingere i sassi è un’arte dove ognuno ha la sua tecnica e i suoi piccoli segreti ma soprattutto il suo stile. A me piace molto la tecnica dei “puntini”, quindi mi concentrerò su quella.

Innanzitutto si deve colorare la base, se si vuole fare un mandala si ha di fronte un bivio: o si colora l’intero sasso, oppure, utilizzando un pennello piatto si disegna un bel cerchio e i lascia il resto del sasso del suo colore naturale. Io, in questo caso, ho scelto la seconda opzione. Dopo aver colorato la base  in modo coprente la si lascia asciugare molto molto bene, in estate è sufficiente qualche ora, mentre in inverno io lascia asciugare anche una settimana. Ci sono dei colori più coprenti di altri, diciamo che il nero è certamente quello che rende di più, per il bianco ci vogliono molte mani prima di ottenere un buon risultato.

Iniziamo il mandala:

 

Si parte facendo un grosso puntino al centro dopodiché si procede con 8 piccoli puntini (2 serie da 4 con puntini opposti) utilizzando il dotter, in questo caso della misura più piccola. Allargandosi leggermente si procede con altri 8 puntini un po’ più grandi che si vanno a collocare su una direttrice centrale rispetto ai puntini precedenti. I dotter sono degli strumenti che vengono normalmente venduti per la nail art e si trovano facilmente su internet. Di fatto noi stiamo facendo la stessa cosa ma su una pietra anziché sulle nostre unghie.

 

 

 

 

E così si procede di cerchio in cerchio, cambiando di tanto in tanto il colore e allargando sempre più i puntini fino ad arrivare al bordo della nostra base utilizzando i dotter di dimensioni sempre più grandi.

L’ultimo giro lo si fa disegnando un cerchietto che sta metà sulla base e metà sul sasso naturale è importantissimo scegliere un colore che si veda bene da ambo le parti. i contrasti sono molto importanti in questo tipo di disegno.

 

 

 

Terminato il primo giro di pallini si deve far asciugare molto bene, è un lavoro che testerà la vostra pazienza, ma se si procede troppo in fretta si rischia di avere delle sbavature e di dover cancellare tutto e ripartire da capo.

Per dare profondità al lavoro si deve proseguire ad inserire dettagli e colori dando sfumature e contorni ai puntini già disegnati in partenza. Qui, ad esempio, ho intervallato le serie di pallini con dei puntini eseguiti con il dotter più piccolo in mio possesso. I puntini “a scalare” sono molto semplici da eseguire: usando sempre il dotter si preleva una buona quantità di colore e si eseguono i 3 o 4 puntini consecutivamente senza intingere nuovamente lo strumento.

Nemmeno a dirlo facciamo asciugare molto molto bene, una settimana abbondante per essere sicuri, dopodiché possiamo decidere se passare una finitura trasparente a protezione del nostro lavoro. ce ne sono di vari tipi, a finitura lucida, opaca, con effetto bagnato o asciutto. Io personalmente uso la vernice protettiva di “Stamperia” ad effetto lucido in cui il colore della pietra non viene alterato.

Domanda delle domande:

Sì, ma dove si trovano i sassi così? Si trovano su alcune spiagge, alcune famosissime, oppure nei letti dei fiumi dove l’acqua li ha levigati per bene regalando loro quella forme meravigliose. In luoghi come la Romagna, chiaramente, sono introvabili, ma passeggiando sulla sabbia sterminata anche lì si trova del materiale interessante… Curiosi? Dovrete aspettare fino ad agosto, fino a quando, armata di secchiello e con l’aiuto dell’apprendista strega, gironzolerò in lungo e in largo sulla spiaggia.

Tentazioni

Tentazioni

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Estate 2018

L’estate è appena iniziata e non vedevo l’ora di poggiare i miei bei piedoni su una calda spiaggia. Però, ditemi voi, come si fa a rimanere indifferenti a una spiaggia così? Non sarà proprio comodissimo camminarci, non parliamo di stendere una salvietta per prendere il sole, lo spazio è ristretto. Però… tutti questi ciottoli sono una tentazione infinita. Meraviglia!!!

#spiaggesassose

Polvere

Polvere

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Ovvero il guanto della sfida

“Perchè non mi fai un bagolo?”

Facile a dirsi: un batuffolo di lana dall’aspetto polveroso. Già la lana cardata è bagolo di sua natura, ma poi con ago e pazienza la si addomestica fino a darle forme disciplinate. Ora la sfida è disciplinare l’indisciplinabile, o meglio fingere indisciplinato ciò che in realtà è ben delineato. Un ossimoro!! Ma si sa, se non è difficile non c’è divertimento.

Ci ho pensato qualche giorno prima di iniziare, ho frugato fra i tanti colori di lana della mia stanzetta acarosa e alla fine ho trovato il bandolo. Partiamo da una palla informe!

 

Ho riunito batuffoletti di lana di tutti i colori, perché il bagolo ha un animo colorato,  li ho stretti bene bene fra di loro e li ho ricoperti di un bel grigio polvere ben infeltrito con aghi di ogni forma e misura fino a renderlo ben compatto. Ma qui viene il bello, come dargli quell’aria svolazzante tipica della lanugine che ci perseguita in casa? Difficile….

Ho inziato creando dei piccoli riccioli di lana a mo di dreadlocks, ma l’effetto era più di pecora, anche perché la lana usata è proprio naturale di quel colore…

 

Allora li ho “pettinati” un po’, riportandoli al loro primo stadio soffice. Poi è arrivato il momento degli occhi: occhi mobili o lanosi? La mia sfidante non aveva indicato preferenze, quindi alla fine ha prevalso la scelta più polverosa: lana. Un tocco di azzurro, per renderlo più fascinoso e una riga di trucco perché, diciamocelo, l’eyeliner fa sempre il suo effetto anche su una palla di lanuggine. Per concludere un paio di mustacchi per darli un’aria vissuta e quattro gambette corte corte per non farsi acchiappare dalla scopa di turno.

 

 

Una volta finito mi mancava solo di testarlo nei suoi luoghi preferiti: polveroso in mezzo ai tasti, nascosto nella libreria o insieme a simpatici amici amanti della polvere.

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La fluorite

La fluorite

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CaF2

Premettendo che non sono né un chimico né un gemmologo scelgo come prima pietra di cui parlare la fluorite. La scelgo perché i suoi colori e le sue trasparenze mi affascinano, del resto affascina l’uomo già dai tempi degli antichi egizi che già la utilizzavano per la costruzione di statuette sacre.

La fluorite si presenta come un minerale cristallino dalle svariate sfumature che vanno dal verde al blu, viola, giallo, nero… un arcobaleno, insomma.

Questo minerale appartiene alla classe degli alogenuri, composti formati dall’unione degli alogeni con i metalli. Il fenomeno della fluorescenza prende il nome proprio da questa meravigliosa pietra. In natura si trova in cristalli cubici e ottaedrici anche di grandi dimensioni. La pietra non è particolarmente preziosa ed è diffusa in tutto il mondo. Viene utilizzata per svariati motivi, come materia prima per il vetro, come fondente per la produzione di metalli ad esempio l’alluminio, come materia prima per ottenere l’acido fluoridrico (da cui deriva il fluoro) e non ultimo, data la sua bellezza, per la costruzione di gioielli e oggetti ornamentali. Viene usata naturalmente anche nella cristalloterapia e  nel chakra (terzo occhio o 6° chakra per chi se ne intende), ma qui già mi ero espressa sulle mie perplessità e qualora foste curiosi di questi argomenti vi posso consigliare ottimi siti, ma non questo.

Simbolicamente è la pietra legata all’intuizione e alla concentrazione, la pietra preferita dai neuroni, insomma.

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Racchia si nasce

Racchia si nasce

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Realizziamo la ranocchia Racchia in lana cardata

Occorrente:

  • 4 scovolini per pipa (saranno la struttura delle gambe)
  • Lana cardata per l’imbottitura (va bene qualsiasi colore)
  • Lana cardata verde per la copertura
  • Lana cardata gialla per gli occhi (eventualmente anche per la corona)
  • Lana cardata nera per la bocca e le pupille
  • Lana cardata color lavanda per il fiorellino

 

tutorial di racchia la ranocchia fase 1

Realizziamo una grossa palla per il corpo e due palline più piccole per gli occhi che saranno sporgenti con la lana da imbottitura. Ricopriamo gli scovolini con il verde e infiliamoli nella palla grossa dove decidiamo di posizionare le zampe, possiamo incollarli oppure inserirli con l’ago da feltro. Io, in genere, faccio un piccolo taglio nel corpo e posiziono le 4 gambe, chiudendo poi il buco con l’ago a punta fine. Avvolgiamo gli scovolini con la lana in modo attillato, sarà più semplice e rapito poi infeltrire il tutto.

Posizioniamo anche gli occhi punzecchiandoli per attaccarli al corpo. Il risultato deve essere come l’immagine qui a lato.

 

 

tutorial di racchia la ranocchia fase 2

Ricopriamo l’intera struttura con della lana verde, avvolgendo e punzecchiando per fissare. Diamo una forma più “cicciotta” alle cosce in modo da non avere l’effetto stecchino.

 

 

 

 

tutorial di racchia la ranocchia fase 3

Una volta terminata la copertura con in verde, e una volta che abbiamo una forma generale che ci soddisfa dobbiamo pensare ai dettagli. Creiamo 2 cerchi con il giallo sui due tondi degli occhi, poi con la lana nera con cui dobbiamo creare un cordoncino infeltrendolo leggermente tra le mani, creiamo le pupille e la bocca.

 

 

 

 

Alla fine dedichiamoci agli abbellimenti, sarà Ranocchio o Rana? Una corona o un fiore? Qui ognuno di voi può scegliere come meglio crede. Io le ho messo un bel fiore dietro agli occhi realizzato con della lana rosa e un tagliabiscotti a forma di fiorellino che ho utilizzato come “stampo”.

Ed ecco terminata in tutto il suo splendore Racchia la ranocchia: è inutile baciarla, più bella di così non può diventare!!!

tutorial di racchia la ranocchia : rana terminata